MATTEOTTI (Anatomia di un fascismo)

Venerdì 23 gennaio 2026 - Ore 21.00
MATTEOTTI (Anatomia di un fascismo)
con Ottavia Piccolo e I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo
di Stefano Massini
musiche Enrico Fink eseguite dal vivo da I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo
regia Sandra Mangini
video Raffaella Rivi
musiche Enrico Fink

Massimiliano Dragoni – hammer dulcimer, percussioni
Luca Roccia Baldini – basso
Massimo Ferri – chitarra
Gianni Micheli – clarinetto basso
Mariel Tahiraj – violino
Enrico Fink – flauto, ewi

scena Federico Pian
luci Paolo Pollo Rodighiero
costumi a cura di Lauretta Salvagnin
il vestito di Ottavia Piccolo è realizzato da La sartoria – Castel Monte onlus
tecnico luci Emilio Bucci
fonico Vanni Bartolini
macchinista Lucia Baricci
coordinamento tecnico Paolo Bracciali
organizzazione Stefania Sandroni
amministrazione Rossana Zurl

una produzione Argot Produzioni | Officine della Cultura
in co-produzione con Fondazione Sipario Toscana Onlus – La città del Teatro | Teatro delle Briciole – Solares Fondazione delle Arti | Teatro Stabile dell’Umbria
con il contributo di Ministero della Cultura e Regione Toscana
in collaborazione con Infinito Produzioni
con il patrocinio di Fondazione di Studi Storici “Filippo Turati” | Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della Morte di Giacomo Matteotti

Le quattro e mezza del pomeriggio del 10 giugno 1924. Alcuni testimoni dichiarano di aver assistito a una colluttazione all’interno di una vettura e di aver visto espellere quello che sarà riconosciuto essere il tesserino del deputato on. Giacomo Matteotti.

Matteotti (anatomia di un fascismo) ripercorre l’ascesa e l’affermazione di quel fenomeno eversivo che Matteotti seppe comprendere, fin dall’inizio, in tutta la sua estrema gravità, a differenza di molti che non videro o non vollero vedere.
Il pericolo più grande, la malattia che fa morire un uomo è quella che non senti crescere.

Matteotti li riconobbe: quelli che al caffè dietro il Duomo, a Ferrara, ordinavano il “celibano” perché non lo sapevano che “cherry-brandy” è inglese; quelli che dicevano di riportare ordine nel disordine, perché il fascismo ha assoluto bisogno di sentirsi in pericolo, di attaccare per non essere attaccato; quelli che, d’un tratto, sfilarono in migliaia dietro al Contessino Italo Balbo e si presero l’Italia intera.

Giacomo Matteotti – l’oppositore, il pacifista, lo studioso, l’amministratore, il riformista, il visionario – prese la parola, pubblicamente e instancabilmente, nei suoi molti scritti e nei suoi moltissimi discorsi: una parola chiara, veritiera, fondata sui fatti, indiscutibile. Una parola che smaschera. Per questo fu ucciso (cfr. note di regia).
Io denuncio la manovra politica con cui si è spacciata l’eversione più radicale camuffandola nel suo esatto opposto, ovverosia nella garanzia dell’ordine.
Io denuncio il sistematico uso della forza, la riduzione al silenzio delle voci dissenzienti.
Io denuncio all’Italia e al mondo intero che un mostro chiamato fascismo ogni giorno diventa più potente proprio grazie al silenzioso assenso di chi lo svaluta, lo legittima e non lo combatte!

Tempesta, così lo chiamavano. Uno col sangue caldo.

A cento anni di distanza è il teatro, è la musica, sono le parole di Stefano Massini, la voce di Ottavia Piccolo, i suoni de I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo a prendersi l’impegno di parlare.

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